Marianna ormai non ha più bisogno di presentazioni in questa community e di Scrivi sappiamo già che è un romanzo imperdibile, eppure io avevo ancora qualche domanda da farle…
Ho iniziato nel lontano 2003, dopo la morte di Celeste. All’inizio era solo la sua storia e all’incirca l’anno successivo partecipò ad un concorso letterario, che non vinse. Mi proposero di pubblicarlo a pagamento. Quella volta ancora non erano diffusissime le ce a pagamento e pareva che fosse l’unico modo in cui l’editoria potesse sopravvivere. Per fortuna, rifiutai. Negli anni successivi lo ripresi in mano e cominciai ad aggiungere le parti relative a Dorotea e a Marcello, in particolare perché ogni volta che mi mettevo a scrivere era di loro che parlavo, dovevo liberarli. – Cosa hai provato nel raccontare la storia di Celeste e Dorotea?
È stato un viaggio molto doloroso ma liberatorio. Quando ho visto la copertina di Scrivi, è stato come riuscire finalmente a chiudere tutto quel dolore e liberare la mia scrittura da esso per poter andare avanti. È stato come tener fede ad una promessa. – Com’è avvenuto l’incontro con Geeko Editor?
Lo scorso anno ho partecipato a Coopforwords e a Scriba Festival, in entrambi i concorsi c’era Salvatore Improta, l’autore di Brucia. È stato lui a consigliarmi di iscrivermi a Geeko e da lì è partito tutto. – Da piccola sognavi di fare la scrittrice o c’è un’immagine particolare che ricolleghi al momento in cui hai deciso di volerlo diventare?
Ho sempre scritto, quindi sì, ho sempre desiderato fare la scrittrice anche se poi, da adolescente e poi da più adulta ho rifiutato e allontanato questa parte di me perché mi faceva stare molto male. Ecco, essere scrittore non credo possa essere un “impiego”; un lavoro che si sceglie come tutti gli altri: è una caratteristica del tuo essere, dunque lo sei anche se non vuoi esserlo. Se non vuoi esserlo è un problema, ma questo non significa che non lo sarai. Poi ci sono i distinguo. Ho scritto qualche articolo da bambina, ma sapevo che non potevo essere una giornalista. Ammiro molto chi sa essere entrambi, io non posso. Io sono una cantastorie malinconica e appassionata.
– Scrivi è il tuo primo romanzo ma scrivi anche racconti e poesie. Ti rivedi più nella prosa o nella poesia? Quando scegli una e quando l’altra?
Mi rivedo mille volte più nella prosa. Moravia disse, nell’orazione funebre a Pier Paolo Pasolini nel 1975, che di poeti ne nascono due-tre in un secolo. Sono sicura di non essere tra questi 🙂 Ho molto rispetto per la poesia, molto amore, e a volte dal mio scrivere escono alcune poesie, o meglio della prosa poetica che tendo a trasformare in poesia. Non c’è nemmeno un filo conduttore tra le poesie che ho scritto e dunque lo ritengo a tutti gli effetti un esercizio, un hobby molto rispettoso nei confronti dei veri grandissimi poeti che hanno accompagnato la mia vita: Montale, Carducci, Pascoli, Ungaretti, Neruda. Ecco, se devo indicare un’altra attività di scrittura oltre alla letteratura direi senza ombra di dubbio la scrittura di soggetti e sceneggiature.
– Quanto è cambiata la tua vita e la tua attività di scrittrice dopo la pubblicazione di Scrivi?
Qualche giorno prima di ricevere la notizia della vittoria del contest di pubblicazione su Geeko avevo deciso di lasciare il mio lavoro, in concomitanza con l’entrata nella scuola di sceneggiatura Bottega Finzioni. Quindi, tutto è accaduto, si può dire, in simultanea. Ma credo che quando prendi una decisione importante, tutto si muova intorno a te. Dunque la mia vita è cambiata moltissimo: scrivo tanto e studio per migliorare e per poter magari un giorno scrivere anche per il cinema, l’altra mia grande passione. – E il tuo rapporto con la scrittura? Cosa significa scrivere oggi e cosa significava agli inizi? Cos’hai perduto o cos’hai guadagnato?
Scrivere oggi è un’attività che mi dà grande serenità e che faccio con costanza e con sacrificio, ma con grande piacere. È diventata un’attività meticolosa, che faccio quasi artigianalmente e che segue dei programmi pensati, ragionati. Se non lo prendi come un lavoro e se non lo pianifichi con cura, difficilmente ottieni risultati convincenti. Solo con l’ispirazione e con l’impeto del momento si possono scrivere testi carini, ma non si può portare avanti un’attività lavorativa durevole. E infatti era così che scrivevo un tempo, seguendo una predisposizione naturale che però era fugace e volubile. Ogni predisposizione naturale necessita di studio e di applicazione costante per diventare qualcosa che merita di essere vissuto. Dunque ho guadagnato molto, ma credo di aver perso quasi nulla. – Quando scrivo mi chiedo sempre che nome debbano avere i miei personaggi, tu come hai scelto il nome di Dorotea?
Credo di aver cercato su internet una lista di nomi femminili italiani e quando ho visto Dorotea sono rimasta colpita dal suo significato: dono di Dio. – Hai in mente un tipo di lettore particolare quando scrivi?
Molto genericamente, un lettore che possa abbandonare gli schemi mentali una volta che s’immerge nella lettura, come faccio io, e che riesca a calarsi completamente nelle atmosfere alla ricerca di empatia e di risposte. – Esiste un libro che ha avuto una grande influenza nella tua vita? C’è uno scrittore che consideri il tuo mentore?
Si, c’è Gabriel Garcia Marquez, con Cent’anni di solitudine primo fra tutti. E poi c’è anche Un Uomo, di Oriana Fallaci, che ha cambiato molto la mia vita con la storia di Alekos Panagoulis letta quando avevo solo 18 anni. – Se potessi scegliere solo 3 libri da consigliare ad aspiranti scrittori, quali sarebbero?
A mio parere i due che ho citato sopra e probabilmente aggiungerei un libricino che ho letto di recente, molto utile: Elementi di stile nella scrittura di William Strunk Jr. – Quali sono i tuoi progetti futuri?
Ho appena finito un altro romanzo, al vaglio di alcune case editrici, molto diverso dal primo. Si tratta di una saga familiare / romanzo di formazione ambientato a Praga sullo sfondo degli avvenimenti storici della città nella seconda metà del Novecento e anche ai giorni nostri. Ne sto scrivendo un terzo, di cui ancora so poco, ma che affronta la tematica delle migliaia di storie che incrociamo ogni giorno sul nostro cammino senza accorgercene, e che sono celate negli occhi degli altri. Continuo a scrivere sul mio blog e a partecipare ad alcuni concorsi in particolare di sceneggiatura. Sono agli ultimi mesi di Bottega Finzioni ma mi piacerebbe continuare su questa strada formativa di scrittura per il cinema e la TV. – Scrivi è un romanzo quasi autobiografico ma come scegli le storie da raccontare? Trovi difficile separare realtà e finzione?
Scrivi, come ti dicevo, è un’opera prima che è servita anche un pò da terapia psicologica, non credo che vorrei di nuovo raccontare della mia vita. In ogni caso in ogni storia che scrivo amo mettere elementi del mio essere e della mia vita, e anche del reale. Mi sono molto documentata per scrivere il secondo romanzo in modo che la finzione e la creatività si adagiassero con precisione sugli eventi storici che davvero sono accaduti, e mi piacerebbe continuare su questa linea. La realtà per me è sempre la maggiore fonte di creatività. – Hai un luogo o una stanza dove preferisci scrivere? Segui orari particolari?
Scrivo nella mia sala, davanti alla mia enorme libreria, col mio cane accanto. Prevalentemente al mattino, ma anche nelle ore centrali del pomeriggio. – Segui una scaletta prima di scrivere una storia? Sai sempre dove ti porterà?
Con Scrivi non ho seguito nessuna scaletta, mentre con gli altri l’ho fatto e lo sto facendo. Una scaletta e degli schemi comunque generici, che lascino spazio ai cambiamenti perché quando inizio ho alcuni punti in mente ma molto nasce strada facendo e a volte non so assolutamente dove andrò a finire. – Con i Geeki hai organizzato una presentazione itinerante del romanzo. Come ti sei sentita quel giorno, quando hai letto ad alta voce la storia di Celeste e Dorotea nelle strade che hai attraversato con Celeste?
Molto emozionata e non solo per la presentazione, ma proprio per il carico di immagini e ricordi che Pennabilli e i suoi luoghi hanno per me. Ed è stato bellissimo, mentre leggevo il prologo al parco, vedere una farfalla passare accanto a noi 🙂 Grazie Marianna e (ancora una volta) grazie Geeki.
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