Palude di Marisàsi, Regno di Bari, marzo 2103
L’uomo, dopo aver riflettuto su quello che aveva sentito da Marta sino a quel momento, alla fine alzò lo sguardo.
Seduto su un tronco tagliato, con lo sguardo sulla piccola vallata sotto di loro, aveva ascoltato la donna in silenzio assoluto. Sentirla parlare era sempre bello. Il suo tono di voce gli piaceva, come gli piaceva il modo in cui i suoi occhi brillavano quando gli parlava. La trovava tenera e innocente, anche se erano in un posto come quello.
Posto freddo e inospitale, putrido, e morto da tempo; posto ormai appestato e senza speranza. Almeno fino a quei giorni. Qualcosa era cambiato, anche se c’era ancora molto lavoro da fare.
Per fortuna c’era lei. E per fortuna che c’era stata tua moglie, fino a poco prima.
A un certo punto aveva smesso di ascoltarla, tanta era stata la voglia di risponderle e farle altre molte altre domande. E ora il momento era arrivato, finalmente.
“Ho ancora dei dubbi, mi dispiace” disse, scuotendo il capo rapido. Deglutì, tentando di focalizzarsi sul fatto che non sarebbe uscito senza ferite da quel confronto. “Davvero tanti dubbi, perdonami. Io…”
“Marco, nessuno pretende che te non ne abbia” lo interruppe allora la contadina.
Gli stava sorridendo, comprensiva. I capelli biondi venivano mossi dal vento della prima mattina, mentre il sole nasceva fra le colline. Era bella. I suoi occhi davvero lucenti, come una delle protagoniste dei film americani di prima della guerra.
“La nostra esistenza qui, la nostra via, non è facile, e nessuno pretende che ti abbandoni totalmente al Credo, come hanno fatto altri”
“E che ne pensi di quelli che lo hanno fatto, allora? Che ne pensi di loro?”.
La donna sospirò quasi subito, guardando verso l’alto.
Il suo sguardo divenne quasi subito sconcertato e insicuro, e per la prima volta sembrava non avere più risposte. Sì, doveva pensarci bene. Era troppo importante.
Annuì, ragionando su quella domanda tanto difficile. Quando parlò tirò fuori l’aria in corpo con un tono disperato.
“Cos’è giusto e cos’è sbagliato, dopo tutto quello che abbiamo passato in questi anni? Eh? Che ne dici di questo? Quello che stiamo vivendo qui è talmente strano e folle che ognuno lo affronta come vuole. Semplice”
“E come giudichi il fatto che solo te ti sei offerta volontaria per questa cosa, e per uno che hai conosciuto solo da poco, mentre gli altri vanno a caccia?”.
Quando pronunciò quella parola gli venne da ridere. Chiamare quell’evento caccia era davvero sconcertante. E brutale. Ma questo non poteva dirlo.
Lei alzò di nuovo gli occhi.
“Non ho nulla da perdere. Tu invece potresti avere indietro qualcosa”.
Spostò lo sguardo su Amanda, lenta, mentre l’uomo la guardava a denti stretti. Sapeva quanto lo amasse, e solo ora capiva cosa fosse disposta a fare per quell’amore.
“Non devi farlo”.
Ora era disperato. E sospirava, reprimendo le lacrime.
“Ma io voglio, per tua sfortuna…”. Stava sorridendo, col suo sguardo dolce. “E senza dubbi”.
Quel sorriso l’aveva fatto innamorare di lei, insieme a quei capelli biondi e ai suoi occhi. Alcune volte aveva pensato di accettare quello che era successo ad Amanda, e ricominciare da capo con quella nuova, meravigliosa persona, sì. E lo avrebbe fatto, senza dubbio, se non avesse saputo che forse qualcosa stava crescendo lentamente nella pancia di sua moglie quando era morta.
Puntò lo sguardo sugli alberi.
Quello era uno dei pochi punti della palude in cui si cominciavano già a vedere sbocciare i primi fiori. Faceva caldo, finalmente. Il lungo inverno di Marisàsi stava terminando.
“È ora, fratelli”.
Il richiamo li fece sussultare, ma riuscirono a contenersi.
Si voltarono verso Sahid.
Era arrivato dal loro minuscolo villaggio di capanne, e ora li guardava con sguardo rammaricato.
Aveva già la veste rituale addosso.
***
Avevano cominciato a camminare lenti verso il centro dell’accampamento; gli uomini della banda, come loro solito, avevano circondato il lettino portato fuori da una delle capanne. Era il punto nel quale si riunivano di solito, la loro piccola chiesa a cielo aperto.
Li attendevano, silenziosi.
Probabilmente stavano pensando con timore a quello che avevano di fronte. Di solito il Risveglio non avveniva in quel modo, di solito Il Dio diceva loro di andare a Caccia. Quel giorno però era diverso. Aveva deciso Marta, dopo aver visto Marco disperarsi per sua moglie.
“Fratelli…”. La voce del capo della congrega trema, mentre parla. “Marta è una donna coraggiosa. Dobbiamo esserlo anche noi. Ce lo chiede la compassione, ce lo chiede la giustizia, ce lo chiede la fede!”.
Il capo della congrega guarda tutti i presenti, stringendo i denti e respirando profondamente per prendere coraggio.
È una grande prova. È diverso dall’uccidere degli estranei.
“Oggi, nel giorno della Primavera, offriremo al Dio una Vita per una Vita, in nome della Vita stessa”. Occhi chiusi. “Al ritorno della primavera, dopo un lungo inverno, non tutti gli alberi tornano a fiorire. Alcuni sono troppo deboli per farlo, e le loro ultimissime forze, alla fine, tornano alla Madre Terra per cibarla e dare la vita ad altri alberi”.
Marta trema, sospirando.
È già sdraiata sul lettino. Ha chiuso gli occhi. E lui la guarda, sentendosi in colpa.
“Ma ogni sacrificio ha un motivo. Perché tutto, nel disegno del Dio e della Natura, è connesso”.
Sahid estrae il pugnale.
La fissa, mentre il labbro gli trema senza pietà.
Dopo un po’ non ce la fa più però, no. Dopo un p o’ guarda Marco, rapido, e gli porge il coltello.
L’uomo guarda le donne che ama, una morta e l’altra pronta a morire, e piange.
C’è qualcosa di davvero giusto in quello che sta per fare. Qualcosa, sì. Forse il mondo sta per cambiare, e la loro rivoluzione partirà da lì.
E sarà la madre di tutte le rivoluzioni.
La più grande.
Così succede.
Marco cala il pugnale.
Marta chiude gli occhi; sente appena il colpo secco.
Il vento soffia, i salici sono rigogliosi.
Tutti guardano trattenendo il fiato.
Marco piange.
Palpebre che si muovono. E lo fanno assieme a una mano fredda.
Un corpo di donna trema.
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0_ _ _0 E poi? Ghosh!
E poi in futuro si vedrà ^_^
Sembra quasi un trailer cinematografico, di quelli che raccontano l’incipit della storia e che si interrompono nel momento di massima tensione.
Forse per chi non ha ben presente l’universo narrativo che hai creato può essere difficile inquadrare bene i fatti e immaginare le atmosfere: non so se quest’aura di mistero fosse voluta in tutti i suoi aspetti, sicuramente per certi versi sì. Però qualche altro dettaglio lo avrei dato, per “acchiappare” anche chi conosce poco le tue ambientazioni.
Comunque con me ci sei riuscito: sono molto molto curiosa di vedere gli sviluppi e stasera sarai sottoposto a domande sulla connessione con il tuo nuovo lavoro… preparati! 😛
Mi preparerò per bene 😛
Mah, sai, sviluppare un racconto in grado di essere al tempo stesso pertinente con la consegna di un contest e al contempo di far comprendere un intero universo narrativo è un’ammazzata, si rischia di apparire didascalici. Meglio allora andare per gradi: oggi un racconto molto umile (concepito non a caso come trailer, come hai detto), domani un romanzo, dopodomani un romanzo a puntate come ho in mente di fare, e così si costruisce una rete di storie collegate. Volevo più che altro incuriosire, e forse, leggendo il tuo commento, con qualcuno ce l’ho fatta…
Per approfondire, un piccolo post del mio blog, in merito al racconto: https://www.geekoeditor.it/riti-di-primavera-riti-di-passaggio/
I tuoi mondi sono sempre interessanti e le mescolanze che si creano (si può dire mescolanze?) sempre intriganti. Questo regno di Bari che ritorna in contest e racconti inizia a diventare sempre più denso di immagini e di personaggi. Volerlo racchiudere in un contest però può portare il lettore occasionale in confusione.
Il passaggio che mi piace di più è:
“Oggi, nel giorno della Primavera, offriremo al Dio una Vita per una Vita, in nome della Vita stessa”. Occhi chiusi. “Al ritorno della primavera, dopo un lungo inverno, non tutti gli alberi tornano a fiorire. Alcuni sono troppo deboli per farlo, e le loro ultimissime forze, alla fine, tornano alla Madre Terra per cibarla e dare la vita ad altri alberi”.
Una curiosità, quando nella data scrivi 2103 sei ispirato da 1984 di Orwell scritto a cavallo del 1948?
Ciao carissimo.
Hai ragione, ragionissima: utilizzare un’ambientazione così complessa per un contest è sbagliato, fa sentire il lettore fuori dal mondo che stai raccontando e rischi di non impressionare più di tanto.
Però era un’occasione troppo ghiotta per lanciare il romanzo che sto scrivendo, e che ha la stessa ambientazione di “Primavera” (e, più o meno, le stesse tematiche). Pertanto, sinceramente, non mi importava tanto della competizione, quanto del racconto in sé.
Quanto al discorso “2103-2013″… in parte la risposta è sì 😉