La scrittura o la vita ha un sottotitolo che riassume benissimo il suo contenuto: Dieci incontri dentro la letteratura.
Annalena Benini ha fatto un lavoro eccezionale, ovvero è andata ad intervistare dieci scrittori famosi italiani per farsi spiegare “come si cammina con il fuoco dentro” e come si riconosce quel fuoco, ovvero quella vocazione che lo alimenta, vera ed unica, per fare in modo “che il fuoco degli altri faccia divampare il mio.”
Gli scrittori che sono stati scelti sono quelli che per Annalena più si avvicinano all’idea di vocazione.
Annalena li ha scelti in totale libertà e si reca da ciascuno, nelle loro città, nelle loro case o al mare, per farsi spiegare questa passione che non può essere scalfita da niente, nemmeno dalla vita stessa.
Soprattutto vuole che le raccontino il momento in cui sono riusciti a dire “Io sono uno scrittore”.
Da Marina Cvetaeva che diceva: Perché scrivo? Perché non posso non scrivere, alle parole di Natalia Ginzburg: “La mia vocazione è questa, e non è uno svago, non è una consolazione, non è una compagnia, non è qualcosa che mi sta accanto. Mi sta dentro, e mi trascina.”, arrivando ai giorni nostri con Sandro Veronesi, Michele Mari, Valeria Parrella, Domenico Starnone, Francesco Piccolo, Patrizia Cavalli, Edoardo Abbinati, Melania Mazzucco, Alessandro Piperno e Walter Siti, questo libro è un viaggio che unisce tutti e dove la scoperta è la verità dietro le parole scritte.
Come dice Annalena: “Lì dentro c’è il fuoco acceso, c’è la pietra, c’è tutto. Anche la scelta fra la scrittura o la vita.”
Vorrei riassumervi uno ad uno i capitoli del libro ma non vorrei rovinarvi la sorpresa di leggerli.
Se dovessi però dire in poche parole cosa rappresenta la scrittura per ognuno dei dieci autori, direi che:
- per Sandro Veronesi è una cosa vitale che gli ha permesso di vincere la sua inclinazione a stare male: “Per me scrivere è come avere le mutande a posto.”;
- per Michele Mari è vocazione ma anche ispirazione e predestinazione: “La letteratura crea la vita”;
- per Valeria Parrella è speranza;
- per Domenico Starnone è ricerca;
- per Francesco Piccolo è euforia;
- per Patrizia Cavalli (unica poetessa tra i dieci), è trovare la parole che soccorrono;
- per Edoardo Albinati è scegliere fra quello che ci piace, che ci serve o che ci fa imparare;
- per Melania Mazzucco è diventare l’altro e dividersi un dolore;
- per Alessandro Piperno è un’esigenza come mangiare e bere;
- per Walter Siti è terapia.
Un libro così impregnato di scrittura e di vita non poteva che concludersi con un elenco di libri che hanno segnato le esistenze dei dieci scrittori, libri che hanno incontrato per caso o per destino, che li hanno inquietati, salvati o resuscitati.
Annalena ne elenca trenta con commenti e passaggi per creare un ponte tra ciò che serve per vivere e ciò che serve per scrivere.
È un libro che se amate scrivere, leggere e vivere non potete lasciarvi sfuggire.
Dentro c’è la letteratura vissuta e quella raccontata, la ricerca, la rivelazione, l’ossessione delle parole che divora la vita e della vita si nutre.
Annalena non riporta le domande e le risposte ma crea intorno ad essi dei racconti dove le parole chiave diventano: studio, disciplina, sacrificio, passione e cura delle parole.
Ne viene fuori che vocazione significa stare a proprio agio ed essere felici facendo quello che si vuole fare.
E sì, non deve essere facile stare accanto ad uno scrittore che rinuncia, spesso, alla vita reale per tuffarsi in quella immaginata, ma ammiro chi trova il coraggio di farlo e riesce a restare in quella vita immaginata.
È un libro che ti arriva addosso e fa riflettere, salva e resuscita, un vademecum per tutti gli appassionati di lettura e scrittura.
- I giorni buoni e i giorni cattivi - 20 Aprile, 2020
- Avrò avuto coraggio se un attimo prima di morire, ripensando alla mia vita, dirò che tutto quello che mi è capitato, io l’avevo scelto. - 15 Aprile, 2019
- Giulia e Cal (settimana parte) - 20 Novembre, 2018
- Giulia e Cal (sesta parte) - 19 Novembre, 2018
- Cronache da un anno italiano e l’amore imprescindibile. - 18 Novembre, 2018
Bel consiglio di lettura, lo comprerò appena possibile. Grazie! Piccola curiosità: cos’è la scrittura, per te?
Invito anche @inverosimilmente @olimpiabrancaleone @fabio @alessandro-mambelli @francesco @esposito-gian @alessandraloreti @margheritapace e tutti gli altri all’ascolto a leggere l’articolo di Vale e a rispondere: potrebbe venirne fuori un bel confronto! 🙂
Cos’è la scrittura per me? In una sola parola? Difficile, dipende dal momento personale in cui scrivo! Se mi sforzo e cerco di concentrare e condensare tutto in un solo termine dico “Memoria”! La mia, quella che rischio di perdere, quella che voglio fissare, quella storica dei posti in cui vivo, ho vissuto, hanno vissuto (tutti cari e amici) e in cui immergo le storie, quella delle persone che mi sono accanto e che non ci sono più, quella che richiamano le canzoni, quella che accende una foto o un paesaggio, quella che voglio lasciare a chi mi legge. Da non confondere con rimpianti e rimorsi o con la nostalgia. Memoria come contenitore di emozioni che le parole possono proteggere con il loro potere salvifico e immaginifico! Sarà che ho una fottuta (posso usare questo termine? Ormai l’ho usato) paura di dimenticare, di non ricordare, di morire nel silenzio della memoria, di formattare il cervello. Io odio la punta della lingua perché è un luogo di perdizione, odio la sensazione di deja-vu perché vuol dire che forse ho o forse avevo visto vissuto e dimenticato; odio i sogni che all’alba svaniscono, odio le lavagne e i pennarelli cancellabili! Amo le cicatrici e odio i lividi. Mi concedo un ultima cosa, odio buttar via pur non essendo compulsivo (anzi sono il contrario faccio spesso spazio fisico) ma se penso a quanti gigabyte di ricordi sono al macero! Che dolore. Mi sono dilungato a dismisura…
Ho già detto spesso cos’è per me la scrittura, ho detto spesso come sia un modo per esorcizzare la realtà, per guardarla da lontano e cercare di capirla, per purificarsi. Ma se dovessi andare oltre ed entrare nella sfera semantica della “vocazione”, allora direi che è un modo per sentirsi felici, più leggeri, in contatto con le persone che non ci sono più, con i ricordi (soprattutto i ricordi, che assomigliano un po’ alla memoria, vero @inverosimilmente?), con tutto quel tessuto metafisico che è la fantasia. Bolaño ha detto che uno scrittore si forma scrivendo, vive scrivendo e muore scrivendo. Penso sia vero.
Anche io penso di averlo scritto più e più volte qui, sul Caffè Letterario.
Per me scrivere è innanzitutto divertimento e atto di liberazione: amo scrivere perché amo inventare storie, indagare vite di altre persone, ma anche estraniarmi dalla mia realtà per analizzarla meglio.
Sì, ecco: per me scrivere racconti fantastici è un modo perfetto per parlare del nostro mondo in maniera diversa e più libera, e ciò vale per tutti i generi nei quali declino il fantasy. Se sono indignato per un evento è probabile che decida di scrivere un action che esorcizzi i sentimenti mesti che quell’evento fa nascere in me, se voglio esplorare le parti più oscure dell’animo umano mi oriento su un horror/mistery, se voglio analizzare qualche dinamica sociale punto sulla fantascienza.
Ecco perché spesso sento il bisogno quasi patologico di scrivere: perché il mondo, là fuori, ti spiazza e ti mette paura, e sento il bisogno di controllarlo atttraverso la scrittura. A quanti succede?
Infine, ci tengo a ribadirlo: trovare la storia giusta, scriverla, portarla a termine, farla crescere, è per me pura adrenalina.
E NON succede con tutti i racconti. Spesso molti non vedono la fine.
Il discorso di Vale sulla memoria è bellissimo, io sono lo stesso tipo di persona, ho il terrore di dimenticare e annoto tutto, tengo tutto, salvo tutto, incollo tutto… ho un diario scritto ogni giorno dal 2002 circa, potrei dire dove ero e cosa facevo ogni giorno degli ultimi 15 anni. Scrivere dunque sicuramente è memoria, infilare nei racconti e nei romanzi piccoli particolari noti a noi soli, che ci faranno ridere in solitaria quando rileggeremo.
A parte questo, per me scrivere è semplicemente essere, non potrei essere in un nessun altro modo, scrivo da sempre. Scrivere è vivere, non solo la nostra vita ma tutte le altre che mettiamo su carta. Forse in questo senso scrivere è compensazione di tutto cié che ci manca?