La famiglia di Giulia era all’oscuro di ciò che stava succedendo e della sua disperazione.
Giulia aveva sempre avuto la mania di proteggere gli altri più di se stessa e per questo ogni sera non si sottraeva alle telefonate di sua madre, anche quando non ne aveva la forza e avrebbe potuto inventare delle scuse. Fingeva di stare bene, raccontando finti aneddoti. Non le erano mai piaciute le bugie, credeva che chi le dicesse lo facesse per mancanza di stima, rispetto o amore e per questo le aveva sempre evitate. Anzi, quello che era successo era in parte colpa della sua totale onestà ma una bugia bianca, come le chiamava Marianna, detta per proteggere le persone a cui vogliamo bene, non aveva mai ucciso nessuno e comunque prima o poi gli avrebbe raccontato tutta la verità. Si stava solo prendendo un po’ di tempo, per metabolizzare e trovare il coraggio di dirlo, ad alta voce, prima di tutto a se stessa.
Desiderava che almeno i suoi genitori dormissero tranquilli e facessero bei sogni e l’unico modo perché questo accadesse era dirgli che andava tutto bene. In fondo sua madre non si era comportata meglio quando lei era una ragazzina.
Quando aveva tredici anni infatti, la nonna che amava moltissimo e di cui aveva ereditato il nome si ammalò e nessuno della sua famiglia si preoccupò di farglielo sapere ma Giulia era una ragazzina sveglia e con il passare delle settimane aveva capito che c’era qualcosa che non andava. Aveva notato, ad esempio, che improvvisamente la nonna passava troppo tempo in ospedale e che non potesse andare a trovarla o che la nonna addirittura non la riconoscesse. Poi, le settimane divennero mesi, dopo l’estate arrivò l’autunno e dopo l’autunno l’inverno. Sua nonna era sempre meno presente nella sua vita.
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L’invecchiamento è un tema a me molto caro. E il tuo racconto inizia a toccarlo. Domanda da GeekowritingWeek… scrivi in estemporanea o visualizzi prima il racconto? E lo rivedi prima di postarlo o lo lasci andare li come vuole?
Alla prossima!
Ciao Salvatore, ti ringrazio sempre dei commenti.
Ammetto di stare scrivendo in estemporanea, senza rileggere. Per me le parole sono fondamentali ma se voglio riuscire a pubblicare ogni giorno, devo lasciarle lì…