Giorno di settembre
Raggi stanchi di vivere non scaldano più.
Né pelle né cuore.
Ti posso guardare senza ferire lo sguardo
ora che languisce il tuo splendore.
Sembri impotente di fronte a questo tepore
tu che sembravi invincibile nel punto
più alto del cielo.
Infagottato dalle spose grige
gelose e piangenti.
Nei giorni della gioia mi scaldavi
come un’amante focoso.
Ho seguito il tuo ultimo bagliore
il tuo ultimo raggio nascosto dietro la collina.
Ti salutavo amandoti.
Come non amare la luce.
Come non amare ogni fiore
di grazia e colore
E il ghiaccio ti teme.
E la foglia cade ai tuoi piedi.
Riposati un poco.
Il tempo di un sonno profondo.
Un brivido inatteso.
Voglio ancora guardarti
brillare di vita. Sudore e sapore.
Di un giorno d’estate.
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