Mi ricordo quando da piccola chiedevo a tutte le donne della mia vita cosa fosse per loro il coraggio e se secondo loro coraggiosi si nasce o si diventa. E ricordo il malumore tutte le volte che ricevevo risposte secche o distaccate.
Mi hanno sempre ossessionata i film e i libri che raccontano di donne che fanno di tutto per essere felici, donne di carattere, ma al contempo molto emotive, che si salvano da sole. Pensavo che da grande volevo essere una di loro.
Dopo la scuola media mi sono iscritta al liceo di un paese che non era il mio. Desideravo studiare le lingue straniere e viaggiare da sola. Intanto tra la pancia e il cuore una pallina inizia a muoversi. Ho capito che mi stavo innamorando e che non sarebbe stato facile. All’università mi sono iscritta all’unica facoltà che non piaceva ai miei genitori, laureandomi con il massimo dei voti e quando ho iniziato a lavorare mi sono convita che avere coraggio significasse determinazione, ubbidire al cuore più che alla testa e non avere paura di agire di pancia.
Nel 2014 ho preso la decisione più importante di sempre, con un mese di preavviso ho detto ai miei genitori che mi sarei trasferita nel Regno Unito. Non avevo ancora trovato un lavoro. Lo avrei cercato sul posto. Mia madre guardò mio padre per capire dal suo sguardo come reagire. Lui gli occhi non li sollevò da terra e prima di uscire in balcone per fumare una sigaretta rispose solo “vai, tanto fra tre mesi torni”, senza crederci nemmeno lui.
Milleottocentottantasette giorni dopo non mi chiedo più se partire sia stata la scelta giusta, piuttosto come sarebbe stata la mia vita se non avessi fatto quella scelta.
Ci sono giorni che mi chiedo cosa ci faccio qui- quando piove tutto il giorno, quando fa buio alle tre di pomeriggio, quando faccio la spesa e le verdure sono sbiadite, quando mangio una melanzana e non mi pizzica la lingua, quando mangiare un peperone ha lo stesso sapore di mangiare un pomodoro, quando esce il sole e vorrei correre al parco ma non posso perché in ufficio sono sempre occupata a lavorare troppo.
Oppure quando gli alberi cominciano a fiorire ma io no perché indosso ancora il cappotto pesante, mentre i miei amici rimasti in Italia scattano selfie in canottiera, o arriva aprile ed io inizio ad aspettare l’estate ma l’estate non arriva mai, o peggio non dura più di quindici giorni.
Certe mattine evito di collegarmi a Facebook o ad Instagram per evitare di vedere i miei amici al mare, ai concerti in piazza o fuori i bar a bere birre alla spina. E le domeniche quando la mia famiglia si riunisce per il pranzo mi prende un groppo allo stomaco e di nuovo mi chiedo che ci faccio qui. Non dovrei essere seduta allo stesso tavolo? E poi uscire in bicicletta per smaltire il ragù napoletano? Non dovrei portare i miei nipoti al cinema all’aperto? Ma prima passare davanti al fornaio e comprarci delle pizzette? Anto non dovrebbe venirmi a prendere con il motorino per fuggire insieme al mare? E non un mare qualunque, il mio Mediterraneo, blu come solo lui sa confondersi con il cielo.
E poi la sera non dovrei mangiare in balcone l’insalata di tonno e cipolle insieme a mio padre?
E invece mi guardo allo specchio e ho gli occhi gonfi e le occhiaie profondissime ma non le nascondo più perché in questi occhi c’è tutta la mia storia- chi ho incontrato, chi ho perso, i miei cambiamenti, la mia crescita, le mie cadute, la mia esperienza, il mio dolore, la mia gioia, le mie scoperte, di nuovo il mio dolore, di nuovo la mia gioia.
E ho imparato a non chiedermi più cosa ci faccio qui, piuttosto come sarebbe stata la mia vita se non fossi partita.
Oggi sono gli altri a chiedermi cos’è il coraggio ed io gli rispondo che a trenta anni e quando vivi all’estero entri in una zona della vita dove i nomi si scollano dalle cose e le cose vagano sospese se non sappiamo riconoscerle e afferrarle.
Capisci che l’amore non è una sfida ma solo stare bene con una persona.
Impari che sbagliamo per imparare, che l’importante è non tradirsi, che la voglia di trattenersi dovrebbe sempre superare la paura di perdersi, che bisogna coltivare le proprie passioni e cercarne sempre di nuove, che le ossessioni non si offendono se le trascuriamo, anzi trascurarle è l’unico modo per mandarle via, che ci sono cose che non si possono capire e va bene così, che bisogna avere la capacità di distinguere le persone importanti da tutte le altre e prenderci cura di loro, chiamarle, essergli vicino, dirgli che le amiamo, che l’amore è l’unica vera possibilità di casa, che i libri ci salvano la vita, che conoscere davvero qualcuno è raro ma lo è per sempre, che prima o poi la vita ci riscatta da tutto quello che da bambini non avevamo o non eravamo, che la sofferenza esiste ma possiamo dominarla, che l’amicizia è un bene prezioso, che la famiglia è importante, che gli affetti non conoscono distanze, che la vita è adesso, che vale la pena lottare solo per ciò in cui crediamo davvero, che bisogna lasciare andare a volte, e riuscire a sopravvivere al rimpianto del passato.
Oggi non lo so se ho capito davvero cosa significa avere coraggio. Ma una cosa la so: potrò dire di avere avuto coraggio se un attimo prima di morire, ripensando alla mia vita, dirò che tutto quello che mi è capitato, io l’avevo scelto.
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Spettacolare Vale!
Una pagina di diario stupenda.
Hai avuto coraggio a lasciare la tua terra per seguire i tui sogni.
Mi sono letto il tuo brano tutto di un fiato e non mi sono mai distratto, non ho mai pensato ad altro se non a quello che stavi raccontando.
Grazie @inverosimilmente
Sempre preziosi i tuoi commenti.
Meritavi la vittoria…
Ciao @vale, è stato molto bello leggerti, leggere la tua anima, il tuo cuore, nelle sue palpitazioni, a volte di forza, a volte di dolore.
Si sente che hai scritto con tutta te stessa: mettere a nudo le proprie fragilità è un enorme atto di coraggio, molto più forte di quello sfoggiato nelle sfide quotidiane che ci poniamo, per dimostrare agli altri chi siamo, ma soprattutto per dimostrarlo a noi stesse.
Seguire la propria strada non è facile, qualunque decisione dà delle possibilità e ne toglie delle altre, e l’irrequietezza dell’anima non si può domare, si può solo assecondare, per vedere dove ci porterà.
Continua a scrivere, le parole aiutano a tracciare un senso, a guardare in faccia (con coraggio) tutte le nostre emozioni contraddittorie.
Un abbraccio grande
Cara @alba stavolta ho davvero scritto di getto. Troppo tardi mi sono ricordata del contest ma il tema del coraggio mi è troppo caro, non potevo non buttare giù qualche riga.
Ho scritto senza nessuna pretesa, se non quella di raccontare cosa si prova a vivere a 1292 km di distanza dal luogo che ancora considero la mia casa.
Grazie sempre per le belle parole e la spinta a dare di più.
Un abbraccio grande anche a te.
Ciao Valentina, anche io vivo all’estero, lontano dalla mia famiglia e dalla mia terra e nella tua storia ho rivisto un po’ la mia storia. Le tue parole mi hanno emozionato perché il coraggio di cui stai parlando lo conosco bene. Non ho il dono della scrittura ma mi piace leggere storie che danno voce a quello che io non so esprimere. Grazie per questo racconto che ci aiuta a renderci fieri della nostra forza e del nostro coraggio!
Un’altra coraggiosa 🙂 Benvenuta @valentain.87